5 Commenti in “LA CHIESA ED IL CONVENTO DI SAN DOMENICO”
maria rosaria
4 Gennaio 2010 alle 12:24 -
Interessante questo articolo sulle origini di Mola e delle sue chiese,mi piacerebbe saperne di piu’ anche su altri monumenti del nostro paese.
giovanni miccolis
4 Gennaio 2010 alle 17:54 -
Nei due ultimi numeri della rivista mensile si è parlato del Monastero di Santa Chiara e del Palazzo Roberti.
Per avere un quadro generale ed immediato dei monumenti della nostra città è bene far riferimento alle opere dei nostri storici: De Santis, Uva e Mancini.
Ho apprezzato molto l’articolo. Approfitto per segnalare – e magari chiedere chiarimenti al dott. Miccolis – la presenza, all’interno della chiesa, di uno stemma araldico di cui ignoro l’attribuzione e l’origine, comunque diverso sia da quello dei Martinelli (sull’altare delle 2° cappella a destra), sia da quello riprodotto sull’altare della 3° cappella a destra.
E’ contenuto nel cartiglio in chiave di volta della 1° cappella a destra, quella delimitata dalla cancellata.
Riporta, in alto a sinistra di chi guarda, un sole con lineamenti umani rivolto verso un leone rampante, che è posto più in basso nella parte destra. All’angolo inferiore sinistro c’è una figura che non riesco ad interpretare (un paesaggio montuoso?).
Parrebbe denotare qualche patronato su quella cappella, che però non ha un altare o decori antichi (lo stesso fonte battesimale vi è stato collocato una decina d’anni fa). D’altronde, presumo che quella cappella, che è la prima per chi entra, anche in passato abbia ospitato un fonte battesimale. Inoltre, la posizione del cartiglio rende lo stemma difficilmente visibile (ho potuto fotografarlo solo salendo sull’organo della controfacciata).
Aggiungo anche che non ho ravvisato corrispondenze con alcuno degli stemmi delle famiglie molesi riportati nel testo di G. Berlingerio (Nobili civili e galantuomini nella Mola del XVIII secolo, Schena editore, 1996).
Il “mistero” è tale o mi basterà solo leggere la seconda parte dell’articolo?
giovanni miccols
5 Gennaio 2010 alle 16:00 -
Non ho notato il “cartiglio” descritto dall’amico “nicolabel” (mi riprometto di fare una capatina al più presto nella chiesa).
Certo si tratta di uno stemma di famiglia che, da quanto descritto, potrebbe essere quello della famiglia Volpe con un sole nascente a sinistra di chi guarda (spesso si aggiungevano lineamenti umani) e con una volpe (non un leone) a sinistra, abbaiante su un monte.
Una famiglia ricca ed importante, molto vicina a quella degli Zuccarino, che aveva cappelle e patronati.
Edgardo Noya (Blasonario generale di Terra di Bari, Tipografia Contegiacomo, Mola, 1913) descrive il blasone della famiglia Volpe nel modo seguente: “d’azzurro ad una volpe al naturale passante sopra un monte di tre cime di verde, uscente dal canton sinistro della punta ed abbaiante ad un sole uscente dal canton destro del capo, d’oro”.
In effetti, vi sono alcune affinità con lo stemma presente nella chiesa, ivi inclusa la disposizione delle figure (nel blasone, i concetti di destra e sinistra sono invertiti, ossia sono presi assumendo di stare alle spalle dello stemma e non di fronte). Pur non essendo un esperto di araldica, aiutandomi con Wikipedia, noto però anche alcune significative differenze:
a) l’animale riprodotto pare avere una criniera, che non è attributo di volpe;
b) a differenza del leone, la cui rappresentazione “al naturale” è rampante, una volpe al naturale è “passante”, cioè nell’atto di camminare. Nello stemma, invece, entrambi gli arti anteriori paiono sollevati e la coda ritta in verticale, in una posizione che per la volpe, come per il lupo, dovrebbe essere descritta come “rapace”.
Segnalo questo nell’eventualità che possa essere di qualche utilità per accrescere le conoscenze e formulare ipotesi sulla storia della chiesa e del convento.
Interessante questo articolo sulle origini di Mola e delle sue chiese,mi piacerebbe saperne di piu’ anche su altri monumenti del nostro paese.
Nei due ultimi numeri della rivista mensile si è parlato del Monastero di Santa Chiara e del Palazzo Roberti.
Per avere un quadro generale ed immediato dei monumenti della nostra città è bene far riferimento alle opere dei nostri storici: De Santis, Uva e Mancini.
Ho apprezzato molto l’articolo. Approfitto per segnalare – e magari chiedere chiarimenti al dott. Miccolis – la presenza, all’interno della chiesa, di uno stemma araldico di cui ignoro l’attribuzione e l’origine, comunque diverso sia da quello dei Martinelli (sull’altare delle 2° cappella a destra), sia da quello riprodotto sull’altare della 3° cappella a destra.
E’ contenuto nel cartiglio in chiave di volta della 1° cappella a destra, quella delimitata dalla cancellata.
Riporta, in alto a sinistra di chi guarda, un sole con lineamenti umani rivolto verso un leone rampante, che è posto più in basso nella parte destra. All’angolo inferiore sinistro c’è una figura che non riesco ad interpretare (un paesaggio montuoso?).
Parrebbe denotare qualche patronato su quella cappella, che però non ha un altare o decori antichi (lo stesso fonte battesimale vi è stato collocato una decina d’anni fa). D’altronde, presumo che quella cappella, che è la prima per chi entra, anche in passato abbia ospitato un fonte battesimale. Inoltre, la posizione del cartiglio rende lo stemma difficilmente visibile (ho potuto fotografarlo solo salendo sull’organo della controfacciata).
Aggiungo anche che non ho ravvisato corrispondenze con alcuno degli stemmi delle famiglie molesi riportati nel testo di G. Berlingerio (Nobili civili e galantuomini nella Mola del XVIII secolo, Schena editore, 1996).
Il “mistero” è tale o mi basterà solo leggere la seconda parte dell’articolo?
Non ho notato il “cartiglio” descritto dall’amico “nicolabel” (mi riprometto di fare una capatina al più presto nella chiesa).
Certo si tratta di uno stemma di famiglia che, da quanto descritto, potrebbe essere quello della famiglia Volpe con un sole nascente a sinistra di chi guarda (spesso si aggiungevano lineamenti umani) e con una volpe (non un leone) a sinistra, abbaiante su un monte.
Una famiglia ricca ed importante, molto vicina a quella degli Zuccarino, che aveva cappelle e patronati.
Edgardo Noya (Blasonario generale di Terra di Bari, Tipografia Contegiacomo, Mola, 1913) descrive il blasone della famiglia Volpe nel modo seguente: “d’azzurro ad una volpe al naturale passante sopra un monte di tre cime di verde, uscente dal canton sinistro della punta ed abbaiante ad un sole uscente dal canton destro del capo, d’oro”.
In effetti, vi sono alcune affinità con lo stemma presente nella chiesa, ivi inclusa la disposizione delle figure (nel blasone, i concetti di destra e sinistra sono invertiti, ossia sono presi assumendo di stare alle spalle dello stemma e non di fronte). Pur non essendo un esperto di araldica, aiutandomi con Wikipedia, noto però anche alcune significative differenze:
a) l’animale riprodotto pare avere una criniera, che non è attributo di volpe;
b) a differenza del leone, la cui rappresentazione “al naturale” è rampante, una volpe al naturale è “passante”, cioè nell’atto di camminare. Nello stemma, invece, entrambi gli arti anteriori paiono sollevati e la coda ritta in verticale, in una posizione che per la volpe, come per il lupo, dovrebbe essere descritta come “rapace”.
Segnalo questo nell’eventualità che possa essere di qualche utilità per accrescere le conoscenze e formulare ipotesi sulla storia della chiesa e del convento.