di Giovanni Miccolis

 I Parte

La cala Paduano si trova a tre chilometri a nord di Mola su di un’area estesa per tre ettari circa ed è caratterizzata da una profonda insenatura creata in tempi antichissimi da acque torrentizie, lungo una di quelle lame che incidono tutto il territorio. Forse quella lama era utilizzata anche come via di collegamento tra l’antica “Azetium” e la costa.

Nelle antiche carte geografiche, risalenti al XVIII secolo, il luogo è indicato come Porto di Padovano, riconoscendolo così come approdo minore lungo la costa del sud-barese (Il Bollettino della Società Geografica Italiana del 1889 individua la cala come “località detta Padovana”).

Una località che ha suscitato nel tempo ipotesi fantasiose sulla sua origine ed ha avuto comunque un destino tragico.

Sebastiano Tagarelli, storico di Noicattaro, ha ipotizzato che in quella cala naturale esisteva nell’antichità la “Cattaro” peucetica che dette origine al suo paese natale. Ha sostenuto, infatti, che gli abitanti di quella città, per le continue guerre, distruzioni e terremoti, si rifugiarono nell’entroterra e fondarono la città di Noja.

Purtroppo di quelle fantasiose ipotesi non esiste alcuna prova e sembra abbastanza strano che, di una presunta città scomparsa nell’ottavo o nono secolo d.C., non risulti menzione nei documenti romani che indicavano quella località semplicemente come “Turris Juliana” dove era situata una “mutatio” (stazione per il cambio di cavalli).

Cala Paduano non aveva un antico centro abitato quale stazione marittima di “Azetium”, come alcuni hanno sostenuto. Non vi sono elementi o reperti a sostegno di questa tesi.

Si può affermare, invece, che al tempo dei Peuceti vi fosse una strada per il collegamento di Monte Sannace (presso Gioia) a Mola, come ha affermato F. Biancofiore. Una strada che, partendo dall’acropoli di Monte Sannace, toccava la Cavallerizza, s’incrociava con la strada del canale di Frassineto, passava vicino a Lama Diuno, costeggiava la Masseria Natale (strada Casamassima-Conversano), entrava nella Lama Rossa (loc. Annunziata di Rutigliano), proseguiva verso l’abitato di Azetium e finiva al porto dell’antica Mola. Il percorso di quella strada è ben evidenziato sulla carta dell’Istituto Geografico Militare del 1874.

Durante l’epoca romana la rete viaria in Apulia aveva come arteria principale la via Appia-Traiana. Dalle “mutationes” e “stationes” partivano collegamenti ai “fundi”, “villae”, “praetoriae”, “vici” ed ai porti per l’imbarco delle merci. Non è escluso che esistesse un piccolo borgo di Mola anche se non indicato nelle carte per la sua scarsa importanza.

Nell’Itinerarium Burdigalense sono evidenziate due “mutationes”: Turres Aurilianas (a quindici miglia a nord di Egnazia [civitas Leonatiae]) e Turres Iuliana (alla distanza di nove miglia e a undici miglia da Bari [civitas Beroes]. Si trattava di un percorso molto lungo interrotto soltanto da due mutationes: certamente dovevano esservi torri,  magazzini o piccoli centri abitati lungo il percorso.

La Turres Aurilianas era indicata come “Turribus” nell’Itinerarium Antonini, come Turris Cesaris nella Tabula Peutingeriana e Turris Caesaris negli scritti dell’Anonimo Ravennate e di Guidone.

Gli itinerari non tenevano conto dei “vici”, antichi villaggi, posti lungo il tragitto tra una “mutatio”  e l’altra. In sostanza, dopo “civitas Leonatiae” (Egnazia) – mil. X – venivano “mutatio Turres Aurilianas” – mil. XV –  mutatio Turres Iuliana – mil. IX – civitas Beroes (Bari) – mil. XI.  

A Cala Paduano la “mutatio” romana era dotata di stalle con cavalli per il cambio, taverna (le mansiones avevano alberghi o stanze di pernottamento annesse a taverne), una guarnigione di soldati con i loro alloggi e la villa del comandante della stazione, posta sul costone a nord-ovest della cala, a poca distanza dal mare. In prossimità della villa doveva esservi un piccolo porto per l’attracco di imbarcazioni.

Con la decadenza dell’Impero Romano iniziarono le invasioni barbariche che si aggiunsero alle distruzioni causate da bradisismi discendenti che interessarono tutte le coste dell’Italia meridionale.

Con le manifestazioni telluriche scomparve tra i flutti “Turris Cesaris” a Ripagnola e sprofondò il piccolo porto antistante la villa di “Turris Juliana”. Le costruzioni di cala Paduano furono abbandonate e seguì una distruzione delle opere per le intemperie e per l’incuria dell’uomo. I massi delle mura della villa furono utilizzati per i muretti di confine. La stessa fine subirono le colonne dei porticati della residenza.  
Descrizioni di quei luoghi, definite con la presenza di pavimenti a mosaico, colonne ed altri ruderi, risalgono alla seconda metà del settecento. Alcune strutture erano ancora visibili nella prima metà del novecento; nella seconda metà i resti erano praticamente insignificanti.

Giuseppe Onofrio Noya, in una sua memoria inedita del 1791, riportata da N. Uva nel suo Saggio Storico, scrisse in relazione alla cala Paduano: “Si vedono ancora in detto le fondamenta di un antico edificio formato con l’architettura dei Greci e Romani, il quale edificio dalla parte di mare era terminato da un porticato,…il pavimento del quale porticato era costruito alla mosaica, ossia a quel modo che i latini chiamavano Opus sectile…”.

Anche un altro studioso della stessa famiglia, Edgardo Noya, sulla villa romana di cala Paduano scrisse agli inizi del ‘900: “…« Di queste due (colonne), delle quali una ha diametro di m. 0,45 e l’altra di m. 0,51, si trovano rovesciate come sostegno di un muro a secco, l’altra sporge da esso per quasi mezzo metro e trovasi a una distanza di 0,88 dalla base cui era una volta unita. Le colonne hanno sulla base un incavo quadrato di m. 0,10 del quale ignoro lo scopo. Il mosaico poi è formato di pezzettini di marmo di una dimensione di m. 0,01 per m. 0,02 e sono messi due a due perpendicolarmente. Fac­cio notare però che per una lunghezza di m. 3,70 all’ultimo tratto nord il mosaico cambia disegno e struttura; e men­tre il primo è formato da pezzettini bianchi, neri e rosso mattone, il secondo è tutto bianco e composto di pezzet­tini di un mezzo centimetro quadrato ».

Quindi, ai tempi di Edgardo, i resti della bella villa erano utilizzati dai contadini per i muretti a secco ( due colonne…si trovano rovesciate come sostegno di un muro a secco)! Ma l’incuria e l’insensibilità dei molesi ha portato anche alla distruzione di gran parte dei mosaici pavimentali. Infatti, la fascia costiera è fortemente incisa da segni di cave per l’estrazione di tufo per i muretti a secco e per le costruzioni rurali; sono presenti, inoltre, “vasche” per la produzione del sale; il transito di carri agricoli ha prodotto infine l’ulteriore danno.

Negli anni scorsi è stata effettuata una prima ricognizione subacquea a cura del Servizio tecnico Archeologia subacquea del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali  per individuare resti dell’antico molo, citato nelle fonti storiche.

Le esplorazioni hanno identificato sul braccio orientale della cala un antico molo composto da grandi blocchi di tufo, in gran parte sommerso, che prosegue in mare per una decina di metri.

Le indagini subacquee hanno indagato una costruzione a pietre perse (massi per lo più informi e isolati), smantellata dalle mareggiate o da altre cause naturali, discontinua ma comunque riconoscibile procedendo verso nord.

Il fondale esplorato era cosparso di materiali ceramici, soprattutto resti anforari e ceramica comune; sono stati trovati anche una testa di chiodo bronzea ed un peso da rete in piombo attribuibili ad un periodo tra il II secolo a.C. ed il II secolo d.C.

Altre indagini archeologiche sono state effettuate – con tre campagne di scavo negli anni 1988, 1990 e 1991 – dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, a cura della responsabile del “Servizio Territoriale 11” dott.ssa Angela Ciancio.
Gli interventi hanno riguardato la pulitura, il consolidamento ed il restauro dei mosaici superstiti, i quali sono stati illustrati nella riunione internazionale tenutasi in Spagna nel 1990. In tale occasione si è ampiamente discusso delle caratteristiche della “villa urbana” di Cala Paduano.

(Nella seconda parte sarà illustrata la villa nelle sue caratteristiche)

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