di Vincenzo D’Acquaviva

Martedì scorso, nella sala del Castello Angioino di Mola è stato presentato il nuovo romanzo di Vito Antonio Loprieno: IL MARE DI LATO, (Il Grillo editore). L’evento è stato organizzato dal Presidio del Libro di Mola. Sono intervenuti, oltre all’autore, Nuccio Altieri (Vice Presidente della Provincia di Bari), Vitangelo Magnifico (già Direttore Istituto Sperimentale per l’Orticultura e redattore di Città Nostra), Annella Andriani (Responsabile presidio del libro),  Gianni Russo (segretario regionale della SLC CGIL di Puglia) e Manuela Lenoci (moderatrice).

Ed è stato proprio Gianni Russo che, in apertura del dibattito, ha richiamato l’attenzione dei presenti sui contenuti del  volume che riguarda in molte parti in particolare il nostro paese, attraverso la storia dei protagonisti, Aurelio Viggiano che, dopo anni di studio al nord, torna a Mola ed incontra Francesco Pascazio, un ferroviere in pensione, che per anni ha viaggiato lungo la costa adriatica, alla guida dell’Intercity Bari-Pescara, guardando, appunto, il mare di lato. Quel mare, dice l’autore, che nonostante la sua presenza rassicurante durante le notti di lavoro, ha ingoiato nei suoi abissi anche le innocenti vite di alcune persone care di Francesco.

Nel suo intervento, Annella Andriani, ha sottolineato come “Il mare di lato  è un romanzo corale di forte impatto emotivo che racconta questo mare racchiuso in una lacrima e della condivisione capace di cancellare le differenze e insegnare ad amare se stessi e gli altri, ma soprattutto ad amare la natura”.

A questo proposito, Vitangelo Magnifico, ha voluto ricordare i sedici marinai molesi (tra i quali suo nonno e uno zio) scomparsi misteriosamente il 9 gennaio 1930 tra Corfù e S. Maura, e che vengono ricordati da una lapide posta di fronte al nostro bacino portuale, sulla Lungara Porto, proprio all’angolo dell’ex bar Saturnia. Le vittime facevano parte degli equipaggi dei pescherecci S. Spiridione e S. S. Addolorata. La lapide voluta dagli Amici emigrati a Brooklyn porta la data del 25 gennaio 1931.

Ad animare il romanzo sono le vicende di gente umile che hanno vissuto la guerra e l’hanno combattuta, protagonisti di fatti realmente accaduti anche se, come ha tenuto a precisare Magnifico, i nomi sono stati opportunamente cambiati, e ciò non deve significare una esclusione della nostra memoria storica bensì un omaggio a tutti i pescatori.

Un viaggio a ritroso attraverso paesaggi suggestivi a bordo di pescherecci, tra i marinai che hanno perso la vita in mare ed i soldati che, durante il regime fascista, hanno difeso la patria fino all’ultimo respiro unitamente alle forze sindacali. Il romanzo non trascura un fenomeno sempre sottovalutato, ma non per questo meno importante. Ci riferiamo all’indagine che l’autore ha compiuto alla scoperta di armi chimiche seppellite nei fondali marini.

Riprendendo in qualche modo i numerosi spunti offerti da Magnifico, in tema di agricoltura e di osmosi tra mare e campagna, Altieri ha sottolineato come i settori della pesca, del turismo e della cultura si uniscono alla buona cucina e alla sana alimentazione mediterranea che molti ci invidiano. Una dieta salutare i cui indubbi benefici ci sono stati tramandati nei secoli. Benefici che noi diamo per scontati, magari senza saperne apprezzare la loro importanza.

Il volume di Loprieno richiama in ogni singolo capitolo il valore della condivisione che annulla le differenze, argomento sottolineato da tutti i relatori. Il valore che, ha sottolineato Russo, “conduce il lettore a identificare il mare come un ponte che unisce popoli e culture, amore e disperazione, passioni e tragedie inattese. Come il valore della libertà che è paragonata al mare, perché la libertà, come il mare, non può essere rinchiusa”. 

La serata è stata allietata dalle letture e performances del trio de I radicando (Maria Giaquinto, Giuseppe De Trizio e Fabrizio Piepoli) che oltre a interpretare alcuni brani originali di loro composizione (tra cui Adriatico, testo di Loprieno e musica del Trio) hanno eseguito due canzoni del nostro cantastorie Enzo Del Re (U cand du nav-gand e I Manifesti ) suscitando nei presenti un brivido e una commozione incomparabili.

Alcuni interventi del pubblico, in particolare quello della Signora Caputo (vedova Delle Grazie e parente di alcune vittime scomparse nelle acque di Corfù), hanno incorniciato la serata in un quadro difficile da dimenticare. E tutto questo lo dobbiamo alla penna e all’opera romantica di Vito Antonio Loprieno che ha saputo rappresentare egregiamente la nostra memoria storica attraverso un romanzo da leggere tutto d’un fiato. Grazie Tonino.

 

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