di Nicola Rotondi

L’edilizia come abbrivio per rilanciare l’occupazione e la crescita, realizzando piccole e medie opere infrastrutturali e utilizzando finanziamenti erogati e i progetti già varati dai Comuni.

Mettendo sul piatto ben 2 miliardi di euro, il governo dà avvio al “Piano Nazionale per le città”, presente nel recente Decreto Sviluppo (D.L. n.°83 del 22 giugno 2012, ndr) e finalizzato sia alla riqualificazione di aree urbane, con particolare riferimento a quelle degradate, ma anche alla creazione di 100mila nuovi posti di lavoro.

Valutare i programmi attuati dai Comuni e decidere l’entità dei finanziamenti spetterà a una Cabina di regia ad hoc (che sarà definita per decreto prossimamente), formata dai Ministeri dello Sviluppo, delle Infrastrutture, dei Beni Culturali, dalle Regioni, dall’Anci e dal Demanio.

 

Proprio il viceministro delle Infrastrutture Mario Ciaccia, nell’esporre cifre e contenuti dell’operazione, ha spiegato sulle pagine di Repubblica che le risorse provengono da “dotazioni già stanziate e in parte recuperate da progetti terminati o mai avviati” e che l’obiettivo occupazionale è stimato in una prospettiva temporale di due-tre anni. Il viceministro ha precisato inoltre che “i primi cantieri dovranno essere aperti entro l’autunno”, sulla base di criteri e tempistica fissati dalla Cabina di regia. Tuttavia, Ciaccia individua due condizioni per accedere al cofinanziamento: “Una volta approvati i progetti, i lavori dovranno iniziare subito. Se non rispetteranno i tempi, ritireremo i finanziamenti”.

 

A contribuire maggiormente alle risorse messe a disposizione dal governo, sarà la Cassa Depositi e Prestiti con un 1 miliardo e 600 milioni, impegnati per ciascuna operazione locale fino a un  massimo corrispondente al 40% dell’importo, ma non è escluso che questo limite possa essere del tutto abbattuto qualora l’effetto moltiplicatore, previsto da Ciaccia, possa dispiegarsi col massimo del risultato: “Si calcola che un miliardo investito in edilizia ne metta in moto tre, indotto compreso. Il valore del piano città dovrebbe quindi raggiungere i 6 miliardi e mezzo”.

 

Il Piano città sarà veicolato su una corsia preferenziale, dando la precedenza a progetti urbani già iniziati e a piani cittadini che confluiscano in altri programmi già in corso, che rispondano ad emergenze di disagio abitativo e sui quali sia facile indirizzare altri fondi pubblici e privati.

Diverse città hanno già iniziato a inviare le loro candidature e i loro progetti al Ministero delle Infrastrutture: grandi centri come Roma, Bologna, Firenze, Napoli e Bari, ma anche capoluoghi di provincia e comuni semplici, come Castellammare di Stabia, Scafati (provincia di Salerno), Riccia (provincia di Campobasso) e la vicina Turi.

 

La storia d’Italia è disseminata di grandi opere su cui si sprecano prime pietre che diventano seconde e poi ennesime, e cerimonie inaugurali all’interno di cantieri ancora aperti. Puntare a opere di immediata fattibilità è un’inversione di tendenza che potrebbe dare impulso all’economia e fare fronte alla dramma della disoccupazione, pur trattandosi di un intervento pressoché parziale alla luce della situazione attuale del Paese.

Restando intra moenia, potrebbe rappresentare una nuova opportunità anche per la nostra cittadina.

Come intende muoversi o si sta muovendo l’Amministrazione Comunale rispetto a tale provvedimento?

 

 

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