Di Waldemaro Morgese*
La storia è piena zeppa di città che cambiano denominazione, per le ragioni più varie. A volte politiche (Zarizin che diventa Stalingrado e poi Volvograd, Pietrogrado che diventa Leningrado e poi San Pietroburgo, Bombay che diventa Mumbay, Littoria che diventa Latina…).
A volte le ragioni sono storiche (Resina che diventa Ercolano). A volte la richiesta ha a che fare con le stesse ragioni per cui un cittadino con il cognome Ciòla chiede di cambiarlo – ad esempio – in Cìola (penso alla frazione di Bastardo in provincia di Perugia o Bel Sedere in provincia di Siena….). A volte c’è una ragione economico-turistica (ad esempio Sciacca chiede di cambiare il nome in Sciacca Terme).
Esempi a noi vicini sono Torre Pelosa (da “Torre Lapillosa”) che diventa nel 1931 Torre a Mare (un vero colpo di genio!) e Noja che diventa Noicattaro.
Ma gli esempi sono numerosissimi, in Italia come all’Estero. Il fatto è che la toponomastica intrecciata al marketing territoriale ha dato luogo ad una nuova disciplina che dà una mano alle Comunità che hanno fantasia e intendono evolvere.
Anche nella nostra città (Mola di Bari) vi è un movimento, tuttora purtroppo non ancora eclatante, che vorrebbe utilizzare la neo-toponomastica e fare tesoro degli insegnamenti del marketing territoriale. Le proposte in campo sono in sostanza due.
A livello di denominazione delle contrade rurali, si vorrebbe ri-denominare i toponimi delle tre contrade tradizionali di “San Materno” (o “San Maderno”), “Brenca” e “Pozzo Vivo”, confinanti fra loro (nomi che oggi non dicono più nulla), nell’unico toponimo “Poggio delle Antiche Ville”: una nuova denominazione fascinosa che favorirebbe moltissimo la vocazione e l’identificazione turistico-culturale della città. Questa proposta, naturalmente, è stata ripetutamente avanzata dall’Associazione ONLUS “Le Antiche Ville” che, nel frattempo, anche attraverso l’attività ecomuseale, sta molto operando affinchè il nuovo toponimo penetri nella consuetudine degli abitanti di Mola, in modo che una futura (si spera rapida) decisione amministrativa non incontri le solite ostilità di chi non vuole cambiare mai nulla.
A livello di denominazione diretta della città, si vorrebbe ri-denominare “Mola di Bari” in “MOLA DEL MARE” o “MOLA A MARE”: meglio a mio avviso “Mola del mare”, perché fornisce subito, a fior di pelle direi, l’inquadramento paesaggistico-ambientale della città. Questa proposta è stata fatta da un poeta-attore che vive a Roma ma che è nato a Mola, Argo Suglia, un grande artista che il 9 settembre 2000 presso Villa Morgese (nel “Poggio delle Antiche Ville”) svolse per i molesi un memorabile récital pubblico intitolato “Povero Enjambement” (che molti ricordano).
Le ri-denominazioni devono essere sempre precedute da un referendum consultivo e forse proprio “Città Nostra” potrebbe farsene carico, di primo acchito almeno in via dimostrativa, per preparare il terreno alle sperate decisioni amministrative. Chi la dura la vince e comunque la speranza è l’ultima a morire…
*Presidente Associazione ONLUS “Le Antiche Ville”.
Capisco le esigenze di marketing territoriale, ma non tutto può essere mercantilizzato. Che significa Mola del Mare?
Piuttosto torniamo al nome precedente: Mola. Senza il “di Bari” appioppato dal fascismo.
domandare è lecito,rispondere è cortesia!
Mola del Mare si dovrebbe differenziare da Mola Del cielo o Mola della terra??
L’altra Mola da cui differenziarsi è Mola di Gaeta.
A nessuno dei molesi piace quel “di Bari”, per cui ritenbgo che l’unica soluzione sia Mola!
Per quanto riguarda la storia del “Poggio delle antiche ville” ritengo si tratti di una forzatura di solo valore commerciale che annullerebe, senza motivo, la storia delle contrade molesi, accumunandone le sorti in una denominazione che fa riferimento a costruzioni nate successivamente alla denominazioni stesse delle contrade; assolutamente improponibile.
Le leve del marketing territoriale possono giocare un ruolo importante nell’esaltare le specificità di un territorio (diciamo, certe specificità: quelle individuate da una strategia che si spera non estemporanea e, dato l’oggetto di cui si parla, anche ampiamente condivisa). Tuttavia, se tralasciamo gli esempi stranieri, un po’ fuorvianti, e quelli dettati da precise volontà politico-ideologiche (Imperia, Littoria, Vittorio Veneto), i cambi di toponimo dell’Italia unitaria sono sempre contraddistinti da due costanti. Una è la presenza di omonimie o pseudo-omonimie (per Noja, Noha frazione di Galatina; similmente per Castellana, Acquaviva, Sammichele, Minervino, tanto per limitarmi alla Terra di Bari). L’altra il richiamo ad una qualche singolarità del territorio o della sua storia. Nel caso di “Mola a Mare”, la peculiarità territoriale sarebbe l’essere uno dei mille comuni costieri d’Italia?
E poi, sia detto con il massimo rispetto, Mola a Mare mi sembra grammaticalmente poco corretto, almeno nell’italiano corrente (“al mare” sarebbe già meglio) e anche cacofonico per la presenza di due consonanti liquide (L e R) e la ripetizione della M. Se volessi stare a questo divertente gioco agostano, proporrei semmai Mola Adriatica, ma anche in questo caso resterebbe irrisolto il quesito di Davide: a che pro? (PS: anche quel “di Bari” che ad alcuni non piace non è retaggio di epoca fascista, ma postunitario, come mostra il titolo dell’opera di De Santis Ricordi storici di Mola di Bari, edito già nel 1880).
Quanto a ribattezzare “Poggio delle Antiche Ville” tutta la fascia precollinare del nostro territorio, oltre alla genericità del nome (e “poggio” non è certo termine proprio del lessico locale), non credo che faremmo un buon servizio alla valorizzazione delle specificità storico-culturali di quell’area. Ad esempio, il toponimo San Materno (con la T!) deriva dall’intitolazione all’omonimo vescovo di Milano della cappella presso la masseria Pesce (forse più antica delle antiche ville…), un tempo di proprietà della famiglia Zuccarino che a Mola diede nel Seicento due celebri sacerdoti, zio e nipote, continuativamente arcipreti per oltre un secolo. Ad avvalorare l’inefficacia di un’artificiosa variazione toponomastica, invito alla lettura – per altre ragioni, divertentissima – del testamento dell’arciprete Giuseppe Zuccarino, riportato per stralci nel volumetto a cura del Centro Molese di Cultura e Studi Storico-Archeologici (Quaderni per la storia di Mola: San Materno, Editori Levante, 1995): vi si evince che sino ad allora quella contrada era nota come “sopra la serra”, toponimo che ancora oggi fa talvolta capolino, in alternativa a quelli ufficiali.
Dal momento che l’ idea di frazionare Mola (zona urbanizzata) in sei contrade dandole nuovi e condivisi appellativi è stata accetata dalla stragrande maggioranza dei cittadini, non vedo cosa gli stessi troverebbero per essere contrari a più consone appellazioni delle nostre contrade rurali.
Vero è che, quel « di Bari » le gato al fatto che esista una Mola di Gaeta non ci azzecca per niente, mola non è una frazione di Bari, mentre Mola di Gaeta lo è di Gaeta… quindi si cancelli il superfluo e si conservi solo l’originale toponimo di Mola.
In quanto ai nuovi toponimi suggeriti per le contrade rurali, sarei d’accordo di unificare in un solo nome le tre contrade (Pozzo vivo, Brenca, San Maderno), solo se venisse inglobato il nome di Mola…
Esempio : « Mola poggio delle antiche ville », « Mola in colle » , « Mola Alta » « Mola di Sopra », « Mola Superiore » ecetera e cetera…
Per concludere vorrei farvi parte di un mio personale desiderio… se davvero si potesse aggiornare ai tempi attuali e dare toponimi più consoni a contrade e luoghi, non fosse che per semplice opportunità turistiche o per altro… perchè non dare un nuovo nome a Cozze ?
Cozze fu chiamata cosí dai conversanesi (cozze è stato in passato territorio di Conversano), è ancora oggi un posto ambito dagli stessi e molti di loro ne rivendicano ancora l’appartenenza… perchè non cambiargli il nome in « MOLA LIDO », sono sicuro che prenderemmo due piccioni con una fava zittendo i conversanesi e facendo conoscere Mola via il cambiamento rimarcabile sulle mappe geografiche e poi… quando sarebbe bello se arrivando da Polignano non venisse più segnalata l’anonima Cozze ma, « MOLA Lido » , bah che ne dite ?
Cambiando l’ordine degli addenti il risultato non cambia.
Io proporrei di chiamare il nostro paese: la Pattumiera della provincia di Bari ( in tutti i sensi) e noi abitanti ci potremmo chiamare Caproni.
Qualcuno si farebbe un esame di coscienza?
Quoto in toto il pensiero di Nicolabel; io mi limiterei solo ad eliminare quel “di Bari” che non è certo, come qualcun altro ha scritto, di derivazione fascista, ma già nell’800 stava a distinguere il nostro paese non solo da Mola di Gaeta, ma da una diecina di altre “Mola” (una anche in Corsica, mentre in Francia c’è una “Maule” – ma non si pronuncia come lo faremmo noi! -) che peraltro erano o sono tuttora piccoli agglomerati di case se non frazioni di paesi…
“Poggio delle Antiche Ville”… embé, anche questa mi sembra una forzatura, a discapito di toponimi che hanno comunque una loro precisa etimologia storica…
Con tutto il rispetto per Argo Suglia ancor prima che attore, cultore del suo paese natio e – come molti altri meritevoli – puntualmente trascurato dalle varie compagini che si sono succedute ad amministrare il nostro paese. L’ innamorato di Mola , Argo Suglia, vive Mola quale stupendo e sereno centro marinaro quale era ai suoi tempi e , lontano da Mola , ha sempre sognato Mola del Mare o Mola a Mare! Ma Egli , che ha visto crescere Roma dove vive , non ha considerato che Mola non e’ più il paesino da favola da Lui lasciato in gioventu’. Per cui , aldila’ della
disamina di Nicolabel che va condivisa, si lasci tutto com’e ‘ e si dia ” luminosita’ ” a quella che era la stupenda bianca Mola … vista da San Maderno o dalla Serra di Pozzo Vivo !!! Si’ a cambiare, ma nel senso di ” riparare ” i danni e lo scempio accumulati negli anni e far rivivere MOLA così come l’ha lasciata a suo tempo il bravissimo Argo Suglia!
Mola del Polpo.
Comunque ce ne vuole di tempo libero per pensare di cambiare nome al paese quando già hanno dato i nomi alle ultime strade si e no qualche anno fa…
Ai nomi delle Contrade, spesso non belli,non rinuncerei. Ad essi sono profondamente legati coloro che sono nati o che vivono in quella precisa Contrada. Per quanto riguarda Mola di Bari invece trovo che la proposta del poeta e artista Argo Suglia sia affascinante. “MOLA DEL MARE”. Mola e basta potrebbe essere una qualunque città di collina, di montagna, di campagna o magari anche di lago, di fiume o forse di mare. “Mola del Mare” è Quella. Mola del Mare, già ne senti il profumo e lo sciabordio dell’acqua sulle barche e il canto delle sirene, l’azzurro e la spuma dei cavalloni. MOLA DEL MARE è bellissimo!
Cambiare nome a Mola?
“Mola del Mare” ha il sapore della nostalgia e dell’amore per la terra natia … ma Argo non conosce né può immaginare il degrado in cui langue la costa, malgrado l’ambizioso lungomare Bohigas.
Se servisse a sensibilizzare i molesi e spingerli verso un uso più corretto e civile della cosa pubblica … perché no?
Il termine Poggio evoca in me il ricordo dei dolci declivi della campagna toscana, punteggiati di cipressi …
… Antiche ville, le ville venete e il Palladio.
La contrada Pozzovivo era una delle più fertili di Mola, ne era ambito il possesso, per la bontà dei frutti, per l’aria “fine”. Vi crescevano enormi sorbi, susini, ciliegi, fichi e deliziosi e profumati lazzeruoli.
Ora è deturpata da un’immensa cava realizzata allegramente alla fine degli anni ’80.
Cancellarne anche il nome equivarrebbe a dimenticare lo scempio e mettersi in pace con la propria coscienza?