di Andrea G. Laterza

L’ex Sindaco Giangrazio Di Rutigliano

La recente deliberazione della Corte dei conti, della quale abbiamo dato notizia giovedì scorso, sta suscitando notevoli polemiche.

In proposito, il centro-destra inspiegabilmente tace (abbiamo ricevuto, e pubblicato, soltanto un comunicato a titolo personale inviatoci dall’ex consigliere comunale Giuseppe Colonna).

Giangrazio Di Rutigliano, invece, è molto loquace in proposito.

Giovedì 18, intorno alle 13:00, sono stato raggiunto da una sua telefonata che invitava “Città Nostra” a partecipare alla sua conferenza stampa, indetta di lì a poche ore… alle 16:00 … nell’ormai insolito indirizzo di Via Di Vagno n. 86.

 

Il nostro giornale non ha ritenuto di partecipare per tre motivi: 1) un preavviso così breve metterebbe in difficoltà perfino i giornalisti che lo fanno dietro compenso (e noi siamo volontari); 2) Giangrazio Di Rutigliano è oggi un privato cittadino e non può pretendere di ottenere, ad horas, lo stesso livello di attenzione che gli si doveva da Sindaco; 3) presenziare ad una conferenza stampa in una sede che non reca alcuna sigla (cosa ospita quell’indirizzo: un’associazione? un movimento politico? un domicilio privato?… non è ancora dato di sapere) non aiuta alla chiarezza in una cittadina dove già troppi misteri aleggiano intorno alla politica.

In ogni caso, abbiamo potuto visionare il filmato della conferenza stampa, messo in rete da Nicola Fiume di Mola di Bari TV, dopo aver letto integralmente la deliberazione della Corte dei conti.

L’ex Sindaco e l’ex Assessore al Bilancio Francesca Mola, hanno visto la pronuncia della Corte dei conti come una loro inequivocabile vittoria. Ma è davvero così?

Innanzitutto, come abbiamo già avuto modo di scrivere, i magistrati contabili bacchettano sia la gestione di Stefano Diperna (rendiconto 2014) che quella Di Rutigliano (bilancio di previsione 2015, approvato dopo le elezioni comunali).

Tuttavia, va dato atto che gli strali della Corte dei conti si appuntano, innanzitutto, sul mancato ripiano finanziario del debito “Calvario” di € 918.885,78, che attiene alla gestione Diperna: i magistrati spiegano molto chiaramente che, in base alla legge, un debito fuori bilancio, una volta riconosciuto, deve essere immediatamente coperto e finanziato con proventi certi e non aleatori.

La Giunta Diperna, invece, coprì solo in parte il debito complessivo con € 331.086,67 derivanti per la quasi totalità da avanzo di amministrazione, mentre per la copertura integrale aveva fatto riferimento a proventi che sarebbero derivati da alienazioni immobiliari del Comune (stimati in € 246.617,69) e da proventi degli oneri di urbanizzazione per € 341.181,42. Entrambe queste voci, come ravvisa la Corte dei conti, non erano destinabili alla copertura di debiti fuori bilancio.

In sostanza, il rendiconto del 2014 si chiuse con il debito “Calvario” coperto soltanto per € 331.086,67 perché le alienazioni immobiliari non ci furono e, comunque, si trattava di una voce dall’esito assolutamente incerto.

Ora, gli strali di Giangrazio Di Rutigliano e di Francesca Mola si appuntano sulla gestione Diperna per questa mancata e irregolare copertura.

Tuttavia, va detto che né nel bilancio di previsione 2015 e neppure in quello 2016, la Giunta Di Rutigliano procedette a dare copertura al debito fuori bilancio del contenzioso “Calvario” (nato diversi decenni fa), arrivato a sentenza esecutiva.

Tant’è vero che al ripiano di questo debito per ben € 587.799,11 dovette ricorrervi il commissario ad acta dott. Luciano Marzano, nominato (come i lettori ricordano bene) dal Prefetto di Bari il 23-11-2016 per sanare la deficitaria situazione del bilancio comunale, con il suo provvedimento n. 2 del 06-12-2016.

E, comunque, a tutt’oggi (come risulta da una dichiarazione del Commissario prefettizio dott.ssa Schettini del 19-04-2017, riportata nella deliberazione della Corte dei conti) gli eredi Calvario devono ancora ricevere € 416.529,46 affinché il debito del Comune di Mola nei loro confronti venga estinto.

Pertanto, davvero non si capisce perché oggi l’ex Sindaco canti vittoria.

In sostanza, se Diperna sbagliò, di certo Di Rutigliano non volle o non seppe correggere:  dovette arrivare il Commissario ad acta per rimettere a posto i conti che, anche nel 2015-2016, erano evidentemente fuori controllo.

Peraltro, la Corte dei conti contesta (a Di Rutigliano) che la delibera consiliare che avrebbe dovuto riconoscere il ripiano del “disavanzo tecnico” (un’operazione contabile che ha riguardato tutti i Comuni italiani per l’armonizzazione ai parametri europei) non è stata approvata nei termini fissati dalla legge.

Infatti, l’operazione di “ripiano trentennale del maggior disavanzo da riaccertamento straordinario” fu iniziata dalla Giunta Diperna, con una delibera di Giunta del 22-05-2015, arrivata poco prima del rinnovo del Consiglio comunale per le elezioni del 2015, e doveva essere completata come primo atto della nuova assise cittadina.

Tuttavia, la Giunta Di Rutigliano presentò la delibera all’atto di insediamento del nuovo Consiglio comunale il 25 luglio 2015, ma contestualmente (per ripensamenti vari dell’Assessore al Bilancio F. Mola, giudicati irrituali dalla Corte dei conti) la ritirò, facendo così scadere i 45 giorni tassativamente previsti dalla legge, come la Corte dei conti ricorda. Soltanto il 13-08-2015 la Giunta Di Rutigliano fece approvare la delibera dal Consiglio comunale, dopo un incredibile tira e molla con la Ragioneria del nostro Comune.

Altri aspetti evidenziati dalla Corte dei conti riguardano in ogni caso il bilancio di previsione 2015 (gestione Di Rutigliano), in specie per quanto riguarda lo sforamento del parametro n. 4 di deficitarietà strutturale (già sforato nel 2014), in riferimento al volume dei residui passivi, nonché il mancato recupero dell’evasione fiscale che la Corte dei conti evidenzia perdurare nel 2015.

Ora, al di là di tutti gli aspetti tecnico-contabili ravvisati dalla Corte dei conti, va evidenziato il dubbio comportamento politico del Sindaco Di Rutigliano che, ricordiamolo, a fronte della richiesta di chiarimenti sui bilanci 2014-2015 formulati dalla Corte dei conti con un questionario, non volle controfirmare la relazione del Collegio dei revisori dei conti del nostro Comune e della responsabile del settore economico-finanziario.

Anzi, con una sua contro-relazione del 02-03-2017, il Sindaco proponeva legittimamente alla Corte dei conti i suoi chiarimenti.

Ricordiamo che il Sindaco si era dimesso il 1° febbraio 2017 e poi, allo scadere del termine concessogli dalla legge per l’eventuale ripensamento, aveva revocato le dimissioni il 21 febbraio. Contro di lui fu presentata una mozione di sfiducia del centro-destra il 27 febbraio che fu discussa e approvata il 23 marzo 2017 con la sua conseguente decadenza dall’incarico.

Resta da chiarire perché Giangrazio Di Rutigliano presentò quelle sue controdeduzioni soltanto in pendenza di una mozione di sfiducia a suo carico.

Perché, nel corso del suo mandato, non predispose e non attuò tutte quelle misure correttive che la Corte dei conti, con la sua deliberazione, ha stabilito che dovevano essere prese sia nel 2014 che nel 2015 e che, invece, furono predisposte e attuate solo con l’arrivo del Commissario ad acta dott. Luciano Marzano il 06-12-2016?

Perché Di Rutigliano cominciò a togliersi i sassolini dalla scarpa soltanto quando la puzza di bruciato gli arrivò alle narici?

Eppure, l’ex assessore Mola, da esponente dell’opposizione, nel 2014, tuonò contro la dubbia operazione contabile della Giunta Diperna di (mancato) ripiano del debito “Calvario”…

Perché né Di Rutigliano né la Mola hanno operato di conseguenza durante l’espletamento del loro mandato di Sindaco e di Assessore al Bilancio? E, invece, si è dovuto ricorrere al commissario ad acta dott. Marzano per ripianare quel deficit?

Sono interrogativi che attendono risposta e che non possono essere fugati con conferenze stampa a senso unico, vanamente vanagloriose.

Peraltro, ormai queste questioni tecnico-contabili attengono al passato: ora è all’opera un Commissario straordinario proprio a seguito dell’incapacità dimostrata dalla classe politica sia di maggioranza che di opposizione.

E’ ora di voltare pagina e di pensare al futuro di Mola. Non rimestando lo stesso minestrone rancido, ma dando forza e sostanza a programmi amministrativi credibili e concreti.

Purtroppo, i movimenti di truppe nei due fronti contrapposti non promettono, al momento, niente di buono. Si sta riscrivendo lo stesso copione: gruppi di interesse si muovono per formare cordate al fine della mera occupazione del potere. Una pratica deleteria che ha dato finora pessimi frutti.

La misura è colma: gli imprenditori, gli ecclesiastici, i burocrati, i professionisti facciano il loro mestiere e non intervengano impropriamente nella politica locale.

Se qualcuno tra costoro vuole assumere un ruolo politico ci metta la faccia e non lavori nell’ombra. La politica è una cosa tremendamente seria: come si è visto, le questioni di ordine tecnico-contabile sono fondamentali e imprescindibili se non si vuole portare un Comune in dissesto.

Quanti si candideranno, ancora o ex novo, al ruolo di Sindaco e di consigliere comunale (e ovviamente siano in predicato di diventare assessori) sappiano che non sono ammessi gli errori del passato: oggi, a differenza dei tempi delle “vacche grasse” e della “finanza allegra”, servono competenza ed estrema comprensione del ruolo.

 

 

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