di Nicola Rotondi
Accomunati dalla freddezza reciproca, i due tronconi del centrosinistra continuano a muoversi lungo lo scacchiere delle prossime amministrative.
Nella sede politica di via Di Vagno, si infittiscono le riunioni delle rispettive delegazioni di Liberi e Uguali, Futura, Progetto Mola, Partito Socialista e Italia Giusta per la Costituzione.
Parlare di alleanza è prematuro: sono difatti emersi i distinguo sul sostegno alla ricandidatura di Giangrazio Di Rutigliano, appoggiato al momento solo da Progetto Mola e Italia Giusta.
“Non si accettano veti e non faremo alcun passo indietro su Giangrazio”, affermano dal gruppo ristretto vicino all’ex sindaco. I contrari, invece, preferiscono che a competere alla carica di primo cittadino sia una figura estranea all’ultima amministrazione. I margini sono ristretti, ma i contatti sono ancora in corso.
Nell’altra fazione, quella costituita da Pd, Moderati per Mola, l’Altra Mola e “indipendenti”, si inizia a parlare di punti programmatici e formazione delle liste.
Per il ruolo di punta, i nomi che circolano sono quelli dei due ex assessori Pino De Silvio e Niki Bufo.
Le fibrillazioni non vanno oltre la superficie: è ancora una fase di confronto. L’Altra Mola rinuncia a proporre un proprio candidato. “Siamo spettatori”, dicono dal loro interno. “Ci esprimiamo in questa coalizione con proposte di metodo: valuteremo se questo raggruppamento intenderà farle proprie. Dialoghiamo, ma non ci sentiamo vincolati da alcun contratto”.
Per quanto riguarda lo scioglimento della tensione tra i due blocchi contrapposti del centrosinistra, tutto resta immutato: “Non sono previsti tentativi di riavvicinamento, né ora e nemmeno in futuro”.
Nel frattempo, è stata inaugurata la sede locale di Liberi e Uguali, alla presenza dei due candidati alla Camera dei deputati Anna Maria Candela e Vito Antonacci; evento dedicato più che altro all’impegno in vista delle elezioni del 4 marzo.
Nessun riferimento alle evoluzioni politiche di carattere molese e a uno scenario che sembra fermo solo apparentemente.
Il fatto terrificante è che i leaders di questi piccolissimi aggregati continuino a non balbettare nulla sul menage che ha descritto la vita amministrativa degli ultimi decenni (e loro c’erano tutti), sino all’esito del commissariamento.
Costi un sacrificio disumano, ma credo che la scelta più importante che si debba fare sia non votare né centro-destra, né centro-sinistra