Redazionale

Il testimone di giustizia Domenico Lestingi davanti alla discarica Martucci

Ieri, lunedì 9 aprile, presso il Tribunale penale di Bari,  per il procedimento per presunto disastro ambientale legato alla gestione della discarica Martucci, si è tenuta    l’udienza  dibattimentale, già rinviata lo scorso marzo,  che segue all’audizione del Prof. Uricchio del CNR  sul fenomeno della presenza dei nitrati e del loro significato nelle acque di falda nell’intorno delle discariche di contrada Martucci.

Si è trattato dell’udienza conclusiva. La sentenza sarà emanata, con la lettura del suo dispositivo, nell’udienza del 10 maggio prossimo.

Ricordiamo sinteticamente la questione giudiziaria e i suoi risvolti:

Con il rinvio a giudizio, il pubblico ministero della Procura di Bari, Baldo Pisani, ha chiesto nove condanne per altrettanti imputati coinvolti nel processo sulla discarica in contrada Martucci a Conversano, con l’accusa di “presunto disastro ambientale”.

Dopo le rivelazioni di Domenico Lestingi, ex dipendente della Lombardi Ecologia, e successivamente alle indagini giudiziarie che ne seguirono, ad essere accusati dalla Procura della Repubblica di Bari, sono stati i titolari e dirigenti della società «Lombardi Ecologia» proprietaria della discarica,  i componenti della commissione di collaudo regionale che avrebbero omesso i controlli e l’amministratore della società «Progetto gestione bacino Bari 5» che gestisce l’impianto.

Si sono costituite parti civili il Ministero dell’Ambiente, la Regione Puglia, la Città Metropolitana di Bari, nove Comuni (tra cui Mola di Bari), Legambiente e WWF, che hanno chiesto la condanna degli imputati e risarcimenti milionari.

Gli stessi imputati sono già a processo per i reati, a vario titolo contestati, di falso ideologico, omissione di atti di ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture e gestione di rifiuti non autorizzat, reati che, tuttavia, sono in corso di prescrizione per il decorso del tempo dall’avvio del procedimento giudiziario.

La Procura di Bari contesta l’inquinamento della falda acquifera e, quindi, anche anche dei terreni agricoli dell’area.

In particolare, la vasca della discarica di emergenza-soccorso che per anni ha raccolto i rifiuti, infatti, non sarebbe stata costruita secondo il progetto e le norme di legge: in particolare sarebbe stata usata una quantità inferiore di argilla e questo avrebbe provocato l’infiltrazione del percolato nel sottosuolo.

I Comuni di Conversano e Mola di Bari hanno quantificato la richiesta di risarcimento danni in 100 milioni di euro ciascuno.

La Procura contesta “omessi controlli”, la “falsificazione del collaudo” delle vasche della discarica, la “strutturale inidoneita’ geologica del sito”, “gravi violazioni nella realizzazione delle vasche”, il “tombamento e lo smaltimento di rifiuti non autorizzati anche pericolosi” e il “non corretto smaltimento del percolato anche mediante innaffiamento”.

Si torna in aula il 10 maggio con la lettura del dispositivo della sentenza di primo grado da parte del giudice Antonio Diella.

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