di Isabella D’Amico*

Il maestoso salone delle feste di palazzo Pesce in quel di Mola di Bari, giovedì 24 maggio, ha spalancato nuovamente le sue porte per ospitare un convegno di considerevole valenza educativa e formativa per la comunità educante su un tema fortemente sentito dalla maggior parte della società odierna afflitta purtroppo da un male che, in modo silente, sta divorando i più deboli e indifesi.

Questo il motore propulsore che ha animato e spinto la Dirigente Scolastica del I Circolo Didattico M.Montessori, prof.ssa Porziana Di Cosola, ad organizzare il convegno “Dalle dipendenze…al cyberbullismo” per prevenire e contrastare determinate forme di dipendenze tecnologiche.

Gli illustri relatori, moderati dalla referente per il cyberbullismo del Circolo, ins. Mola Francesca, hanno sapientemente affrontato tematiche molto forti, in modo esaustivo e toccante, con un’estrema delicatezza a testimonianza di quanta passione abbiano per il lavoro che professano.

Quasi in punta di piedi, quotidianamente purtroppo, si avventurano ed entrano nella vita delle vittime per ascoltare e far gridare le loro voci facendo così conoscere le storie di cui sono purtroppo vittime predestinate. Sì, vittime perché la società ha fallito, non ha ascoltato le loro grida d’aiuto, non si è fatta carico dei loro problemi anzi, li ha derisi e offesi, abbandonandoli e mettendoli alla berlina sui social anche, quella rete che non dimentica né perdona sino a quando, molti di loro, sono arrivati a compiere anche l’estremo atto di togliersi la vita.

Ebbene sì, la cattiveria virtuale e non, che sempre più spesso pervade la società e in particolare modo i piccoli, non ancora in grado di comprendere le insidie che si celano al suo interno nè controllare quanto viene virtualmente offerto, continua a mietere vittime, all’accezione del cui termine è necessario dare una duplice valenza, quella del “carnefice”, del bullo o cyberbullo che sia, e quella della vittima in se per se. Tutto ciò perché bulli e vittime sono malati della stessa malattia, l’esclusione.

Oggigiorno la nostra società è isolata davanti al computer, non si ha il coraggio di andare in gruppo e per sentirsi accettati si è disposti a far parte del branco, quel branco disposto a tutto, che è pronto ad attaccare il più debole. È necessario infatti amare sempre più ciò che è vero e sempre meno ciò che è virtuale.

I relatori, Annamaria Minunno, giornalista e autrice del libro Io valgo di più, Storie di bullismo e cyberbullismo, la Dott.ssa Carla Spagnuolo, PM della Procura della Repubblica dei Minori di Bari e autrice del libro Io valgo di più, Storie di bullismo e cyberbullismo, la Dott.ssa Rosy Paparella, già  Garante dei Minori, il Dott. Andrea Carnimeo, Direttore tecnico della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bari e il Dott. Pietro Battipede, vice Questore di Gravina hanno favorevolmente accolto l’invito della Dirigente Scolastica, per lanciare un messaggio al territorio, per testimoniare cosa si possa fare per tutelare i nostri figli e i nostri alunni, facendo capire alle famiglie e ai giovani che non sono soli.

Essi non devono sentirsi abbandonati ma parte integrante di una rete di istituzioni pronte a scendere in campo per tutelare le loro vite. Questo infatti il patto siglato tra l’istituzione Scolastica del I Circolo Didattico M. Montessori di Mola e i responsabili delle forze dell’ordine: fare rete, stendere un Protocollo d’Intesa con l’Ufficio Scolastico regionale per tutelare i diritti di tutti e di ciascuno.

È stato più volte sottolineato quella sera, che purtroppo si vive in una società sempre più accelerata, che non accetta chi resta un passo indietro, si è sempre più competitivi e incapaci di ascoltare chi ha bisogno realmente di aiuto. E i colpevoli di tutto ciò spesso forse siamo proprio noi genitori, quei genitori che dovrebbero amare incondizionatamente i propri figli ed invece vogliono l’essere perfetto su cui riporre fiducia, forse anche per frustrazioni represse: ebbene no, è fondamentale insegnar loro che si può anche perdere, che non sono migliori di nessuno e che nessuno è migliore di loro, così da evitare di far vivere quelle mortificazioni fisiche e psicologiche che si realizzano annientando l’altro.

È imperante l’educazione al rispetto dell’altro e l’esempio che ciascuno di noi offre. C’è pertanto una corresponsabilità della società che non è in grado di fermare questo lupo che uccide l’anima delle persone ed invece la stessa società deve fare di tutto perché si blocchi. La nostra scuola si fa promotrice in tale senso, proprio perché sempre più spesso essa, piccola grande comunità di ragazzi, è il palcoscenico ideale dove situazioni del genere avvengono.

È necessario quindi individuare i bisogni e le risorse disponibili, per costruire progressivamente un accordo di intenti che coinvolga a diversi livelli chi lavora, vive e partecipa alla comunità scolastica anche perché è possibile recuperare questi soggetti e riabilitarli, così come testimoniato durante la serata. È indispensabile avere solo la voglia di guardare, di guardare veramente ed attentamente ed intervenire prima che sia troppo tardi.

Così come recita Alberto Pellai, “in ogni storia di bullismo non c’è mai un vincitore e nemmeno un vinto: c’è solo un soggetto debole che se la prende con uno ancora più debole e approfitta dell’incompetenza e dell’analfabetismo emotivo che domina l’ambiente in cui entrambi vivono e si muovono per affermare un potere fittizio, fatto di degrado, umiliazione, solitudine e omertà”.

L’augurio che la Dirigente, prof.ssa Di Cosola e la sua comunità scolastica si fa è proprio quello di  contrastare questo analfabetismo emotivo, spargendo quanto più amore e rispetto per l’altro ci possa essere, in modo che tutti si sentano parti integranti di una società che li ami incondizionatamente.
*Insegnante F.S

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