di Andrea G. Laterza
LA STRUTTURA DELL’EX RISTORANTE “GABBIANO” E’ A PERICOLO DI CROLLO E TUTTA L’AREA DI PORTECCHIA SI TROVA IN CONDIZIONI DI INACCETTABILE DEGRADO. APPOSTO, DOPO TRE MESI E MEZZO DALL’ORDINANZA, IL CARTELLO DI DIVIETO DI ACCESSO PEDONALE AI MOLI.
Si conclude così, dopo decenni di gestione gloriosa, la storia del ristorante “Gabbiano”, con un segnale di pericolo che reca l’inequivocabile scritta: “Pericolo di crollo fabbricato prospiciente”, a seguito dell’ordinanza del Sindaco n. 39 del 17-07-2018.
Non è una novità per i molesi: ormai da molti anni, lo storico ristorante, costruito e portato al successo dal sagace imprenditore Lorenzino Giliberti, giace in stato di completo abbandono e ora è a rischio di crollo per assenza di manutenzione.
Al di là di ogni altra considerazione, un organo di stampa ha il dovere di informare la cittadinanza su una condizione che può mettere a repentaglio l’incolumità pubblica.
Infatti, il Comune ha l’obbligo di tutelare tale incolumità non limitandosi semplicemente ad apporre un cartello, ma ha il compito di installare una recinzione fissa e inamovibile che impedisca il passaggio di bagnanti e passanti lungo il perimetro della costruzione che affaccia sul mare e che, in effetti, appare la zona più pericolante.
Peraltro, in relazione allo stato di fatiscenza dell’ex ristorante “Gabbiano”, emerge anche lo stato di totale abbandono e degrado dell’intera area di Portecchia.
Non da oggi “Città Nostra” denuncia la presenza di notevoli quantità di posidonia spiaggiata e non rimossa, frammista a rifiuti di ogni genere, alla quale si aggiunge il degrado dell’area che si affaccia direttamente sullo scalo portuale.
Un’area che, almeno in parte, è di proprietà demaniale (e, quindi, già da diversi anni di precisa competenza comunale) ma sulla quale le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi decenni non hanno mosso un dito per riportarla ad una situazione accettabile.
Infatti, le panchine in pietra installate negli Anni ’70 sono ormai da tempo distrutte, la pavimentazione a tratti impraticabile e, in ogni caso, anche le proprietà private che vi si affacciano appaiono da anni assolutamente incolte, con erba alta e secca e abbandono di rifiuti.
D’altronde, anche i due moli del porticciolo si presentano molto degradati, tanto da aver provocato un’ordinanza del Compartimento marittimo di Bari, emanata ormai diversi mesi fa (il 23 maggio scorso), che ne ordina l’impraticabilità (e anche l’ormeggio dei natanti) e, quindi, ne fa divieto di accesso e transito ai pedoni.
Il Comune di Mola aveva l’obbligo di approrre la segnaletica di divieto, ma per tutta l’estate, in assenza del cartello, pedoni e bagnanti hanno continuato ad affollare i bracci del porto.
Il cartello è finalmente stato apposto in questi giorni, a stagione balneare ormai conclusa, denotando una completa inosservanza, per un tempo molto prolungato, da parte del Comune nei confronti di un’ordinanza dell’Autorità marittima.
Inoltre, viene alla luce una gestione pressapochista dell’intera fascia costiera, non solo di Portecchia, che richiede da tempo un Piano comunale delle coste (sulla base di una precisa legge regionale), finora nemmeno progettato.
Tutto ciò, mentre le Amministrazioni comunali molesi hanno tollerato negli anni la chiusura privatistica degli accessi al mare, non hanno realizzato (nonostante proclami roboanti) alcuna spiaggia pubblica attrezzata, hanno lasciato a marcire le ville a mare abusive confiscate senza dare esecuzione alla sentenza della Cassazione che ne stabilisce la demolizione, non hanno contrastato il degrado della frazione balneare di Cozze e in generale dell’intera fascia costiera.
(tutte le foto e la cartina sono di Giuseppe Castellana)
Gentile Direttore, a dire il vero, a giugno, nell’area indicata dietro il Gabbiano furono poste due transenne, atte a vietare il passaggio nonché rendere noto sia il pericolo crollo, sia il cedimento presente sul camminamento. Inutile dirle che per i primi due giorni la transenna fu aggirata lateralmente. Ragazzini, anziane, mamme con bambini, chiunque. Il transito, quindi, continuò normalmente nonché la sosta prendisole proprio sotto il manufatto. Il terzo giorno, nonostante fosse attaccata a paletti di ferro fissati al suolo, la transenna fu letteralmente gettata in mare con la spiegazione “Non si può andare a fare il giro da Porto Colombo, dobbiamo passare.”
Ora dico…se una transenna fissata al suolo fece la fine che fece…quanto dureranno quei pali? E quanto durerà la vera e propria stupidità di ignorare cartelli, avvisi e leggi atti a tutelare la sicurezza di noi tutti?
Nicola Parente