Ci scrive una nostra lettrice:

Salve, vi scrivo (o forse sarebbe più corretto dire “vi scriviamo”, in quanto sono una donna in attesa da 33 settimane) per denunciare un episodio increscioso.

Agli inizi di questo mese, di buon mattino e all’orario prescrittomi dal Centro Unico di Prenotazione, mi sono recata presso la Asl di Mola di Bari per effettuare un prelievo per le analisi del sangue, come da regolare richiesta del mio Specialista Sanitario.

Il caldo torrido e il digiuno di 12 ore hanno ulteriormente aggravato i disagi dovuti alla gravidanza a rischio (documentata anch’essa da regolare certificato a firma dello Specialista), spingendomi a chiedere quello che ritenevo un mio diritto, ma ancora prima una richiesta di semplice buon senso: anticipare il prelievo il prima possibile.

A fronte della disponibilità di tutti (dal personale dell’Ufficio agli altri utenti in paziente attesa), l’unica voce a levarsi in difesa di assurdo principio di giustizia è stata quella dell’infermiera, la quale mi negava ogni diritto di precedenza.

È stato a causa di questa mia ‘assurda pretesa’ che, nonostante i tentativi di chi mi accompagnava di sensibilizzare l’intervento del Direttore della Asl, mi è toccato attendere oltre mezz’ora, mentre assistevo ad una interminabile sequela di prelievi (per altro avendo l’impressione di essere persino scavalcata da qualcuno arrivato dopo di me, o comunque non presente in sala d’attesa al mio arrivo) e mentre venivo ‘presa a calci’ da colui che reclamava nel mio ventre la sua consueta dose mattutina di glucosio!

Forse avrei potuto persino soprassedere dal denunciare l’episodio se esso si fosse concluso qui; ed invece, ad attendermi non appena varcata la soglia dell’ambulatorio, c’era l’infermiera, quella mattina addetta al prelievo, che, tra lo sconcerto dei miei familiari e del personale ospedaliero, dopo aver sguainato la lingua al ‘grido’ «devi discutere con me» (sic!!!), mi rovesciava addosso una serie di improperi, sottolineando  che «nessuna norma prescrive il diritto di precedenza per una donna in attesa,  che (secondo una ricostruzione del tutto arbitraria frutto della sua fantasia, ndr) si alza quando vuole e pretende di ‘passare avanti’ a tutti».

Certo, come ha ricordato la stessa infermiera «la gravidanza non è una malattia!!!», ma non può nemmeno trasformarsi in una colpa da espiare in spregio ad ogni norma di semplicissimo buonsenso; ed anzi sono certa che devo proprio alla creatura che porto in grembo lo spirito di sopportazione che mi induce a non adire le vie legali, limitandomi a chiedervi di dare pubblicità all’accaduto con il solo intento di preparare quanti verranno dopo di me ad atteggiamenti di tale sconcertante e gratuita violenza.

Lettera firmata

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