di Michele Daniele

Il consigliere Michele Daniele

In perfetta continuità con lo stile di questa Amministrazione, durante il Consiglio comunale dello scorso 10 ottobre, si è continuato a fare un altro tipo di abuso: quello relativo agli annunci.

Quello in questione riguarda l’approvazione di una delibera sull’annosa vicenda delle villette e palazzine abusive di via La Malfa, ormai ridotte a ruderi e che solo qualche diversamente intelligente potrebbe sostenere che non siano da demolire.

A dispetto dei proclami, che alcuni mezzi di informazione si sono limitati a riecheggiare, la delibera approvata non è né storica e né coraggiosa, come proveremo ad argomentare con questa nota.

Nonostante l’approvazione della suddetta delibera, non vi sarà alcun fatto concreto per i prossimi anni. O meglio, non seguirà alcun fatto concreto che non potesse essere già eseguito prima della sua approvazione. Essendo la Giunta Colonna totalmente incapace di incidere con fatti concreti sulla disastrosa situazione della nostra città, ha voluto emettere un provvedimento-bandiera alla ricerca di un facile consenso da parte di chi ritiene, giustamente, vergognosa e dolorosa la vicenda delle villette al mare.

La nostra contrarietà non è verso la demolizione e né verso l’affermazione del principio di legalità, cose talmente ovvie che ci troviamo in imbarazzo a doverle ribadire. La nostra contrarietà è sui contenuti specifici della delibera, così pasticciata e fatta male, che non sarebbe neanche dovuta arrivare in Consiglio in quanto perfettamente inutile se non dannosa. Tant’è che alcuni consiglieri (e non solo di minoranza) non l’hanno voluta approvare, o votando contro o, come noi, uscendo dall’aula consiliare nel tentativo di far mancare il numero legale per la sua approvazione.

Si tratta di tematiche molto complesse e sconsigliamo di procedere oltre nella lettura a iscritti al Graziesindaco Fan Club, a detrattori di questa o quella forza politica a prescindere e a chi ha già maturato idee certe e immutabili sulla vicenda. Ai 3 o 4 lettori rimanenti desiderosi di comprendere le ragioni della nostra posizione, un grosso grazie in anticipo.

Questi, in estrema sintesi, i punti approvati dal provvedimento in questione, accompagnati dalle nostre considerazioni.

  1. “Il Consiglio dà mandato al Capo Settore Urbanistica di predisporre l’ingiunzione di demolizione degli immobili, rivolta agli autori dell’abuso edilizio”.

La cosa risulta piuttosto insensata in quanto, al momento, i fabbricati e i terreni su cui sorgono, sono di proprietà del Comune e quindi a chi va indirizzata l’ingiunzione di demolizione, al Comune stesso? Se anche i responsabili degli abusi volessero procedere con la demolizione, non potrebbero intervenire in quanto gli immobili non sono nella loro disponibilità.

Inoltre, sembra che l’Amministrazione voglia applicare l’art. 31 del Testo Unico Edilizia, che prescrive, così come richiamato dal provvedimento: “L’opera acquisita è demolita con ordinanza del responsabile del competente ufficio comunale a spese dei responsabili dell’abuso“. Quindi, che significato ha questo mandato per il Capo Settore Urbanistica a predisporre l’ingiunzione se è un suo preciso dovere? A che serve un pronunciamento del Consiglio?

E nel caso il Responsabile di Settore fosse titubante, bastava ed avanzava una delibera di Giunta.

  1. “L’ingiunzione di demolizione va concertata con la competente Soprintendenza”.

Dal provvedimento sembra di capire che la Giunta non sia sicura se l’adozione della misura demolitoria sia di competenza del Comune di Mola o della Soprintendenza. In un caso del genere tutti noi avremmo prima fatto una verifica con la Soprintendenza e poi approntato il provvedimento senza lasciarlo nell’indecisione. Non avendolo fatto, prima deliberano e poi si preoccupano di concordarlo con la Soprintendenza. Bah…

  1. “Il Consiglio dà mandato al Capo Settore Urbanistica di attivarsi per l’inserimento dell’area nella Banca Dati sull’abusivismo “.

Beh, anche questa cosa è incomprensibile. Non è necessario un pronunciamento del Consiglio per far adempiere a un Ufficio del Comune a precise disposizioni di legge. Infatti, nella legge di Bilancio 2018, art. 1 comma 27, veniva istituito presso il Ministero delle Infrastrutture la banca dati nazionale dell’abusivismo edilizio. Le varie amministrazioni statali competenti, tra cui i Comuni, avevano l’obbligo di inviare al ministero le informazioni relative agli illeciti accertati e ai provvedimenti emessi: quindi questo inserimento doveva già essere stato eseguito. Per inciso, la legge prevedeva una sanzione di 1000 € a carico del funzionario inadempiente.

  1. “Il passaggio precedente è effettuato per accedere a finanziamenti per la demolizione”.

Anche qui si capisce poco: non si desume dal provvedimento come l’Amministrazione intende procedere. Da un lato ingiunge ai responsabili dell’abuso di provvedere alla demolizione, dall’altro si attiva per reperire eventuali finanziamenti per la demolizione.

Comunque sia anche per questo provvedimento non era necessario il passaggio in Consiglio comunale e poteva essere effettuato direttamente dal Capo Settore o, al massimo, da una delibera di Giunta.

  1. “Il Consiglio dichiara che non esistono le condizioni di “prevalente interesse pubblico” per la non demolizione dei fabbricati abusivi”.

Anche questo passaggio è piuttosto curioso. L’articolo 31 prima richiamato asserisce che la demolizione è ordinata dal Capo Settore “salvo che con deliberazione consiliare non si dichiari l’esistenza di prevalenti interessi pubblici“. Quindi il Consiglio comunale interviene solo per dichiarare la NON demolizione a causa di prevalenti interessi pubblici, non per dichiarare che non ve ne siano.

L’impressione è che la delibera sia strumentale a scaricare la responsabilità di un provvedimento pasticciato ed ambiguo sui più o meno ignari consiglieri e a deresponsabilizzare l’organo di governo del Comune (la Giunta) che in realtà è l’organo che ha voluto questa delibera. Tutto ciò a proposito dello sbandierato coraggio che esponenti della Giunta, e organi di stampa, hanno proclamato. Parafrasando un celebre detto: fare i coraggiosi con il …. degli altri.

In realtà era opportuno sì, chiamare a pronunciarsi il Consiglio, ma per un pronunciamento politico e non gestionale di questa complessa e tortuosa vicenda, che il provvedimento adottato non aiuta per niente a dipanare. Anzi, avvierà un’altra serie infinita di ricorsi e di passaggi giudiziari. Che si aggiungeranno a:

– i tre ricorsi pendenti a Strasburgo presso la Corte Europea dei Diritti Umani riguardo alla proprietà dei suoli

– altre due cause (una civile e l’altra davanti al TAR) avviate da una ditta ex proprietaria di un suolo dell’area confiscata che chiede risarcimenti milionari al Comune di Mola e che sono stati stimati dal consulente tecnico del Tribunale di circa 5 milioni di euro.

In caso di combinata soccombenza degli interessi di Mola in tutti i giudizi aperti, c’è solo una certezza: il pagamento insostenibile di risarcimenti a carico dell’intera cittadinanza che porterebbe inevitabilmente al default del Comune di Mola.

Viceversa, in caso del combinato prevalere degli interessi di Mola in tutti i giudizi aperti, vi sarebbe forse una eccessiva penalizzazione per quelle persone chiamate a rispondere di un pasticcio universale causato sopratutto da tecnici e amministratori molesi, e regionali.

Quindi per provare a uscire da questo cul-de-sac sarebbe necessario qualche soluzione innovativa, magari esplorando le possibilità di un confronto extragiudiziario con le varie parti coinvolte, alla luce anche del recente protocollo tra Regione, Procure e Anci per la lotta all’abusivismo e della legge regionale sulla bellezza, di prossima approvazione. Legge che dovrebbe consentire ai cittadini di demolire soprattutto sulle coste e nei punti ambientalmente più rilevanti e di ricostruirli nei luoghi indicati dal piano regolatore.

Non è una via facile e non sappiamo neanche quanto praticabile, ma che varrebbe la pena provare ad esplorare, ovviamente nel rispetto di quanto la giungla normativa prevede. Ed è questo che abbiamo provato a proporre, per dare un senso ad una seduta consiliare che ha preferito invece approvare un provvedimento pasticciato e ambiguo che, se va bene, si limiterà a risultare inutile.

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