di Lucrezia Clemente e Margherita Di Bari*

Il 2020 è stato un anno particolare, contrassegnato da una situazione inaspettata: una pandemia. Sono stati tanti gli ambiti che ne hanno risentito tra i quali spicca la scuola, presenza imprescindibile della nostra quotidianità che sembrava potesse essere messa in discussione da un nemico tanto piccolo quanto letale come il covid-19. Per fronteggiare questa situazione, tutto il comparto dell’istruzione si è dovuto organizzare con interventi di gestione dell’emergenza repentini e quanto più adeguati possibile. Pertanto, si è deciso di adottare una modalità formativa, quale la DAD (Didattica A Distanza), a cui insegnanti, famiglie e studenti non erano completamente abituati, nonostante le moderne tecnologie siano utilizzate in maniera predominante nella nostra società. Per quanto il connubio tecnologia e didattica avesse creato ampie aspettative, nel concreto, come spesso accade quando ci si confronta con qualcosa di nuovo, sono emerse delle incongruenze tra aspettative ideali ed esperienza reale.

Anche il Centro Jonathan si è ritrovato a doversi confrontare con una tale situazione, strutturando spazi di supporto ai ragazzi ed alle loro famiglie attraverso il doposcuola a distanza. Per mantenere una continuità con la routine quotidiana, la maggior parte dei ragazzi che frequentano il Centro ha accolto l’iniziativa ed ha usufruito di questo nuovo servizio. In un primo momento, l’esigenza peculiare era di carattere organizzativo: rimodulazione degli spazi e dei tempi di lavoro, pianificazione utile allo svolgimento delle attività scolastiche e supporto nei compiti in modalità online. Una volta interiorizzata e fatta propria questa nuova modalità, il focus si è spostato su un nuovo tipo di bisogno di carattere relazionale. Nello specifico, i ragazzi, e spesso anche le loro famiglie, hanno manifestato la necessità di ricevere un vero e proprio supporto emotivo, oltre che educativo. Preso atto di tale esigenza, abbiamo strutturato e proposto un’indagine, rivolta a genitori e studenti dei diversi gradi di istruzione, al fine di rilevare l’impatto e la qualità percepita rispetto alla DAD. Le aree indagate sono state:

  1. fruizione della DAD;
  2. opinione sull’esperienza della DAD;
  3. ruolo degli insegnanti;
  4. come gli studenti e le famiglie hanno vissuto le valutazioni dei docenti;
  5. ruolo delle famiglie;
  6. supporto del doposcuola;
  7. rapporto con i compagni;
  8. scuola reale vs scuola digitale.

Al questionario, pubblicato online, hanno risposto in 32: 19 genitori e 13 studenti. Analizzando area per area le risposte ricevute, è emerso quanto segue:

  1. per quanto riguarda la fruizione della DAD, la quasi totalità dei rispondenti ha avuto la possibilità di accedere alla nuova modalità didattica e di organizzarne spazi e tempi;
  2. la maggior parte degli intervistati ritiene che quella della DAD non sia stata una esperienza positiva o, per lo meno, lo è stata solo inizialmente;
  3. per quello che concerne il ruolo degli insegnanti, la maggioranza ha valutato come adeguate le modalità di risposta di questi ultimi rispetto alla ricezione delle attività assegnate. Tuttavia, non ha percepito il supporto che si aspettava di ricevere da loro;
  4. rispetto all’impressione circa le valutazioni date dai docenti, la quasi totalità dei rispondenti le ha ritenute poco idonee, in quanto in alcuni casi penalizzanti (mancanza di dispositivi tecnologici adeguati, scarsa connessione Internet, poca attenzione rispetto ai punti di forza e di debolezza di ogni studente);
  5. il supporto da parte della famiglia è stato percepito in modo significativo;
  6. coloro che hanno frequentato il doposcuola online hanno valutato come molto utile questo tipo di supporto;
  7. alla domanda su come si è evoluto il rapporto con i compagni, la stragrande maggioranza ha dichiarato di averli senti meno o quasi per niente;
  8. nonostante il carico di lavoro sia stato percepito come minore rispetto all’attività in presenza, più del 50% dei rispondenti ha sentito la mancanza del contesto scolastico.

In conclusione, l’esperienza della DAD è stata percepita poco aderente rispetto ai bisogni reali ed alle aspettative, tanto degli studenti quanto delle famiglie, che hanno giocato un ruolo fondamentale di supporto e di mediazione scuola-casa.

*Jonathan – Centro di Psicologia e Pedagogia 

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