di Nicola Rotondi

Mario Lepore, Presidente del Consiglio Comunale

Pur non avendo raggiunto l’obiettivo prefissato dalla minoranza, il punto all’ordine del giorno aggiuntivo riguardante la mozione di revoca del presidente Mario Lepore ottiene l’effetto di mettere in bilico la maggioranza.

Nove voti contrari a fronte di otto favorevoli ridisegnano gli equilibri nell’aula consiliare e mettono in difficoltà il prosieguo dell’amministrazione Colonna.

Michele Daniele (M5s) dà fuoco alle polveri ponendo questioni regolamentari riguardanti la legittimità della partecipazione del presidente, soggetto passivo della mozione, al voto che lo riguarda.

Ricordando i precedenti avvenuti con il predecessore Vincesilao, Lepore riporta un parere legale (successivamente confermato anche dal segretario comunale supplente Marilena Cavallo, su richiesta di Di Rutigliano) secondo il quale “non sussiste alcun obbligo di astensione perché il presidente del consiglio non è portatore di un interesse privato ma di un pubblico interesse ed è quindi legittimato a partecipare alla votazione”.

Daniele non è dello stesso avviso, ma procede alla lettura delle motivazioni, interrotta da un botta e risposta tra lo stesso consigliere pentastellato e Lepore.

Michele Palazzo (Noi con Mola) accusa il presidente dell’aula di non aver garantito i diritti dei consiglieri, “a cominciare da quelli di minoranza. Sono fermamente convinto della sottoscrizione della mozione”.

“Abbiamo raggiunto l’apice del caos nello scorso consiglio” ammonisce Di Rutigliano, che entra in attrito col sindaco Colonna e la maggioranza per le interruzioni subite nel suo intervento.

“I migliori garanti del suo ruolo sono proprio i consiglieri di minoranza” sono le parole improntate al fair play in un clima acceso all’interno dell’aula e apprezzate anche dallo stesso Lepore, di Stefano Diperna (FdI). Dalla maggioranza, Maria Antonietta Colonna (Scelgo Mola) afferma che non esiste una disparità di trattamento tra consiglieri di maggioranza e minoranza.

La minoranza vota compatta, nonostante solo quattro consiglieri su sei avessero sottoscritto l’atto di sfiducia (mancano infatti le firme di Delre e Vitantonio Battista). Mario Lepore rimane sullo scranno della presidenza, ma col voto segreto (per la revoca, si richiedeva la maggioranza assoluta) i due franchi tiratori della maggioranza portano il contatore dei consensi alla mozione a otto e tanti ostacoli sul destino della consiliatura.

 

 

 

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