di Vito Giustino

La rassegna “Suoni a Santa Chiara”, con cui l’Agìmus ha ripreso la sua attività dopo mesi di stop forzato causa Covid, è ormai a pieno regime. Domenica ha ospitato uno dei nomi di punta della manifestazione, Antonella Ruggiero con il suo “Stralunato recital”.

Una delle ugole più riconoscibili e riconosciute della musica italiana, il nome della Ruggiero è indissolubilmente legato ai Matia Bazar, di cui è stata la voce dal 1975 al 1989 (in un certo senso è stata lei a dare il nome al complesso, dato che “Matia”, dal genovese “matan”, matta, era il soprannome con cui si faceva chiamare da ragazza). Tuttavia è un grave errore ricondurre la sua carriera esclusivamente alla band, sia pure una band d’importanza fondamentale nella storia della musica italiana. Anzitutto perché la sua storia con loro si è conclusa definitivamente con lo scioglimento nell’89, e ha sempre rifiutato di tornarci da quando il gruppo si è ricomposto (prendendo una strada molto meno sperimentale di quella che li aveva caratterizzati). Una reunion tra Antonella Ruggiero e i Matia Bazar sarebbe di sicuro conveniente sul piano commerciale (un po’ come se Lucio Battisti fosse tornato a scrivere con Mogol), ma Antonella non ama ripetersi e ha dimostrato che per lei la musica è altro.

Da solista non ha mai smesso di fare ricerca, unendo sonorità provenienti da epoche e culture lontanissime tra loro (in special modo l’India, i cui ritmi è stata capace di fondere con la melodia italiana). Una scelta che le è costata in termini di visibilità (alcuni album bellissimi sono passati in sordina, malgrado gli ottimi piazzamenti a Sanremo), ma che l’ha resa l’artista completa che è oggi.

Ed è proprio questa l’artista che ha allietato un’afosa sera di estate nel chiostro Santa Chiara di Mola. Accompagnata dal Maurizio Di Fulvio Group (straordinario complesso riconosciuto a livello internazionale che vede l’eponimo Maurizio Di Fulvio alla chitarra e alla composizione, Renzo Ruggieri alla fisarmonica, Ivano Sabatini al contrabbasso e Davide Marcone alle percussioni). In poco più di un’ora ha spaziato dai successi dei Matia quali “Solo tu”, “Vacanze romane”, “Ti sento”, “Cavallo bianco” (su quest’ultima è scattata una meritata standing ovation) a quelli da solista come “Amore lontanissimo” ed “Echi di infinito”, passando per cover di brani anteguerra quali “Crapa pelata” e pezzi storici internazionali come “Blue moon” e “Guantanamera”, tutti riarrangiati in maniera originale ed eseguiti impeccabilmente, con grande soddisfazione del pubblico arrivato a Mola esclusivamente per ascoltarla (alcuni addirittura da Salerno!).

Una piccola curiosità finale: anche questa serata ha aderito alla formula del doppio spettacolo (poiché le norme anti-Covid non permettono una sufficiente affluenza di pubblico a uno spettacolo si preferisce realizzarne due a serata). Ebbene, parlando a fine concerto con Piero Rotolo (il presidente dell’Agìmus cui si deve il passaggio a Mola di artisti così importanti e sempre diversi tra loro) abbiamo scoperto che la Ruggiero, all’insaputa degli stessi organizzatori, ha leggermente modificato la scaletta da uno spettacolo all’altro, inserendo alcuni brani e togliendone altri. In questo modo il pubblico di ognuno dei due spettacoli ha assistito a qualcosa di unico. Un’artista coerente nel non ripetersi mai. Standing ovation.

(Le foto sono di Nick River)

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