di Vito Giustino

Forse gli eventi degli ultimi mesi ce lo hanno fatto dimenticare, ma quest’anno ricorre il duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita di uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, Ludwig Van Beethoven (nato a Bonn il 16 dicembre 1770). A ricordarcelo ci pensa l’Agìmus, con iniziative quali “Beethoven 250”, il concerto andato in scena qualche sera fa nel chiostro Santa Chiara all’interno della rassegna “Suoni a Santa Chiara – La musica riparte ma non dimentica”.

Molti non sanno che le trascrizioni delle musiche di Beethoven furono realizzate da un suo allievo, Carl Czerny. Musicista di valore ma un po’ troppo ostico, si dedicò in prevalenza all’insegnamento; dopo aver avuto come maestro un genio della musica si trovò a sua volta da adulto a educarne un altro, Franz Listz. Il suo nome era destinato a scomparire in mezzo a quelli di due giganti.

Al giovanissimo Carl (divenuto suo allievo ad appena dieci anni) Beethoven non insegnò solo a suonare e a comporre, ma anche la trascrizione delle note, dimostrandogli che questa è un’arte a tutti gli effetti, poiché a seconda della strumentazione con cui si vuol eseguire un brano il pentagramma andrà adattato in un certo modo.

A tirar fuori dall’oblio questo musicista ci ha pensato dal palco del chiostro il Duo Pianistico di Firenze, composto da Sara Bartolucci e Rodolfo Alessandrini, tra i più grandi duo per piano esistenti. Alessandrini ha dato voce a Czerny leggendo un monologo immaginario (ma basato su veri testi scritti dal musicista, come lettere e diari) in cui racconta la sua vita accanto a un genio come Beethoven e tutto quel che riuscì a imparare da lui. Bartolucci ha eseguito al piano una sua opera, l’”Ouverture caratteristica e brillante op. 54”. Ma il fulcro della serata era l’esecuzione della Sinfonia n°6 in Fa maggiore op. 68 di Beethoven, nota anche come la “Pastorale”.

Sesta delle storiche nove sinfonie beethoveniane questo brano, portato a termine nel 1808, rappresenta un vero e proprio inno di Beethoven alla natura: in circa tre quarti d’ora racconta di un gruppo di popolani che festeggiano il risveglio della campagna, contemplano un ruscello, e vengono sorpresi da un terribile temporale, la cui fine sarà accolta da tutti loro con gioia e gratitudine. La musica descrive contemporaneamente i fenomeni della natura e i sentimenti di chi vi assiste, dando l’impressione che i secondi si compenetrino nei primi.

Bartolucci e Alessandrini si sono seduti al piano e hanno eseguito, insieme, questa sinfonia, nella trascrizione per pianoforte a quattro mani che ne fece Czerny (il cui nome, come abbiamo detto, è sconosciuto al grande pubblico ma è molto famigerato tra gli studenti di musica per l’estrema difficoltà dei suoi spartiti). Eseguire in due, seduti uno accanto all’altra, un brano lungo e difficile già di suo, è un’impresa che richiede preparazione, concentrazione, coordinazione. Alessandrini e Bartolucci hanno dimostrato di averne, e di meritare il successo internazionale che li accompagna.

Ringraziamo Piero Rotolo dell’Agìmus per averci regalato un’altra serata all’insegna della musica e della cultura. A tal proposito, il Duo Pianistico ha concluso lo spettacolo con un doppio omaggio allo scomparso Ennio Morricone (di cui ha eseguito “La leggenda del pianista sull’oceano” e “Nuovo cinema Paradiso”), il quale sarà protagonista dell’ultimo concerto della rassegna, “Morricone suite”, il 27 agosto sempre presso il chiostro. Potete prenotarvi al 368568412 o al 3939935266. E buon ascolto!

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