di Raffaele Di Marino

Depuratore di Mola a pochi metri dal mare (foto Google Earth)

*Diventa alquanto difficoltoso discorrere di un futuro ambientale migliore del presente dopo la decisione del Comitato ambiente della regione Puglia di non sottoporre a VIA (valutazione di impatto ambientale) il progetto di ampliamento del depuratore, nonostante le perplessità illustrate nelle mie osservazioni non solo, ma nonostante anche le perplessità degli esperti  dell’ARPA (agenzia pugliese per la protezione ambientale) confermate dopo le controdeduzioni scarsamente convincenti sia del progettista che dell’Acquedotto Pugliese, l’ente che ha commissionato il progetto. L’Agenzia pugliese di protezione ambientale infatti non ha ritenuto convincenti le argomentazioni prodotte per rimuovere le criticità delineate nelle osservazioni, che non prefiguravano eventi negativi ipoteticamente attuabili ma erano la sintesi di quanto, nel corso del funzionamento negli anni, si è verificato e continua ancora oggi a verificarsi puntualmente. Nei primi anni 70 quando fu costruito il primo impianto di depurazione, fu impostato con una configurazione che a quei tempi era all’avanguardia. Mola, infatti, ha avuto il privilegio di essere stato il primo paese in Puglia ad essere servita da una fognatura dinamica. Mentre l’allontanamento dei liquami con i carri botte trainati dai muli era dappertutto l’unica modalità di smaltimento, nel nostro paese veniva costruita la prima fognatura dinamica, che funziona ancora, realizzata verso la metà degli anni 20 del secolo scorso, grazie ad un atto di amore di un suo figlio, all’epoca molto importante, il senatore Araldo di Crollalanza, ministro dei lavori pubblici del governo Mussolini. Così anche dopo circa mezzo secolo, mentre in tutti gli altri paesi della Puglia impianti di depurazione funzionanti erano di tipo cosiddetto “primario”, cioè con la sola sedimentazione, a Mola veniva realizzato uno dei primi impianti a fanghi attivi. Negli anni 70 il nostro depuratore era considerato un punto di riferimento tecnologico, per tutti gli altri paesi della Provincia e della Regione, che speravano un giorno di poter imitare. Poi, con il passare del tempo, il divario tecnico si assottigliò sempre di più, e così mentre gli altri depuratori si sono progressivamente evoluti nella loro tecnologia a Mola è successo esattamente il contrario. Intanto la tecnologia della depurazione biologica si evolveva giungendo al sistema a fanghi attivi per la rimozione dei nutrienti, azoto e fosforo, che per i paesi costieri, cioè per Mola, era uno strumento formidabile per scongiurare il dannoso fenomeno dell’eutrofizzazione, oltre a migliorare la qualità del refluo depurato, da destinare possibilmente all’irrigazione.

Il senatore Ernesto Maggi

Negli anni 1996-1997 il depuratore di Mola fu fatto oggetto di un intervento di adeguamento, intervento necessario per aggiornare la configurazione di trattamento, realizzando sul campo quelle innovazioni tecnologiche capaci di fornire prestazioni di maggiore qualità. All’epoca era sindaco il sen. prof. Ernesto Maggi ma il progetto che fu offerto e realizzato, non si rivelò un’evoluzione nella direzione di tecnologie più progredite ma soltanto una mera e squallida riproposizione dei fanghi attivi tradizionali e con soluzioni tecniche progettuali che compromettevano, come puntualmente è successo, la funzionalità del trattamento scelto. Questa volta non si trattava di fare da paese pilota di una nuova configurazione di processo, come è successo quando è stato realizzato il primo impianto a fanghi attivi, un quarto di secolo prima, ma si doveva realizzare quanto negli altri paesi, anche quelli molto più piccoli del nostro erano tecnologie già funzionanti da moltissimo tempo. Allora la depurazione dell’Acquedotto Pugliese, e per quello che mi riguardava la processistica di trattamento biologico, viveva un periodo molto felice, che poi non si è ripetuto più, perché di fatto facevamo parte attiva di un circolo virtuoso frequentato dalle autorità scientifiche più importanti in campo nazionale ed internazionale. Cercando di trarre il meglio per il mio paese, senza che mi fosse espressamente richiesto, mi permisi di suggerire al sindaco Maggi di pretendere un adeguamento che tenesse conto delle tecnologie più avanzate, ma senza l’esito che speravo. Così il depuratore fu realizzato secondo il progetto proposto e ben presto si cominciarono ad avvertire le conseguenze negative. Il fenomeno della cattiva sedimentazione dei fanghi, chiamato in termini scientifici “bulking” e l’inevitabile formazione di schiume persistenti sulla superficie delle vasche diventò presto una “malattia cronica” del processo e così i cattivi odori e quelle macchie di colore marrone che si notavano sul mare non ci hanno più abbandonati. A distanza di vent’anni si ripropone l’opportunità di potenziare il depuratore. Quell’opportunità di innovazione tecnologica che vent’anni fa sarebbe stata molto utile, cioè l’eliminazione dei nutrienti, ormai da molto tempo è stata superata da altre tecnologie molto più efficaci per eliminare soprattutto i problemi di cattiva sedimentazione ed insorgenza di cattivi odori, oggi costituisce la principale peculiarità dell’attuale progetto di potenziamento. La configurazione di trattamento che io ho suggerito fino all’esasperazione, denominata MBR, cioè reattore biologico a membrana, proprio perché sostituisce la sedimentazione dei fanghi attivi, causa ineliminabile dei disturbi che ho sopra indicato (cattivi odori e particelle di fango nell’effluente), sostituendo la filtrazione a membrana alla sedimentazione, elimina in maniera totale e definitiva questi inconvenienti.

Invece sembra proprio che Mola voglia camminare con un ritardo di vent’anni rispetto alla tecnologia attuale, dovendo però affrontare i problemi di oggi che sono più gravi di quelli di vent’anni fa. È proprio un amaro destino quello di Mola: avere la possibilità di essere all’avanguardia e trovarsi per volontà, non si sa di chi, a patire mentalità e soprattutto conoscenze superate.

Il sindaco Enzo Cristino

Anche lo spostamento del depuratore ha subito una sorte analoga e io ne sono stato il diretto testimone. Capitò quasi per caso l’occasione di spostare il depuratore. Era il 1998 in pieno periodo di emergenza ambientale. Il prefetto di Bari dell’epoca, dott. Mazzitiello, era il commissario delegato dal governo di realizzare gli interventi necessari per superare l’emergenza ambientale, che si concretizzavano nella costruzione di depuratori soprattutto nel Salento e di potenziare quelli esistenti. Il commissario delegato aveva nominato un organismo tecnico, chiamato ripartizione tecnica, formato da docenti universitari ed esperti di varie discipline. E tra questi c’ero anche io. La ripartizione tecnica aveva il compito di esaminare ed esprimere il proprio parere sui progetti. Fu nel 1998 che il Comune di Bisceglie riuscì ad ottenere dal Ministero competente lo spostamento del suo vecchio depuratore da dove era collocato, sulla battigia nel punto più bello della costa, in una zona all’interno distante circa 3 km. Le conseguenze decisamente positive di questa impresa sono ancora evidenti. Allora, discorrendo con il professor d’Elia, presidente della ripartizione tecnica, senza enfasi ma con convinzione, feci presente che anche Mola aveva lo stesso problema e che anche per il mio paese era necessario lo spostamento del depuratore. A questa mia osservazione, proposta senza pretese, con mia grande sorpresa il professore rispose che, data l’analoga situazione di pericolo di Bisceglie, si poteva impostare la richiesta di spostare l’impianto. Allora con tutto il mio entusiasmo mi affrettai a contattare il sindaco dell’epoca che era il professor Enzo Cristino e l’assessore ai lavori pubblici dell’epoca, ma anche assessore attuale, architetto Nico Berlen. In pochi giorni combinai l’incontro dell’Amministrazione con la ripartizione tecnica, ed in quella riunione, sia pure

L’assessore Nico Berlen

in maniera informale, si individuò un percorso tecnico burocratico che avrebbe portato a raggiungere quell’obiettivo. Di quell’incontro, cui partecipai anch’io, purtroppo non ci fu alcun seguito e quell’opportunità, che sembrava potersi avviare con facilità, con altrettanta facilità si dissolse, senza alcuna motivazione apparente. Soltanto qualche mese fa, a distanza di vent’anni, mi è stata esibita una delibera di consiglio comunale, ma del 2002, che sanciva una volontà di spostare il depuratore, ma anche allora, non ci fu alcun seguito. Perciò lo spostamento non è una novità di oggi. Peccato perché oltre un quarto di secolo fa quest’opportunità era concreta e di conseguenza diventava concreto lo sviluppo turistico costiero. L’amministrazione di allora, e per una curiosa coincidenza, l’attuale amministrazione non si è fidata dai suggerimenti di chi, ritenuto esperto in quel contesto scientifico, ma innamorato del suo paese, lo faceva soltanto per la soddisfazione di ottenere un beneficio importante e duraturo per la sua cittadina.

Se le cadenze temporali dovessero rimanere quelle che abbiamo registrato, il prossimo adeguamento del depuratore, Mola lo potrà sperare fra vent’anni. Molto probabilmente allora sarà proposta la tecnologia MBR, che nel frattempo sarà sorpassata da un bel pezzo e molto probabilmente si comincerà a pensare, perché costretti dalla necessità, allo spostamento del depuratore. Sono eventi che sicuramente per il tempo non mi riguarderanno più, ma mi auguro che chi ci sarà allora avrà l’intelligenza di cogliere al volo quelle opportunità tecniche e scientifiche per riportare Mola all’avanguardia, proprio come lo era in origine.

*articolo pubblicato sul mensile Città Nostra – novembre 2019

 

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