di Michele Daniele*

Il consigliere Daniele in un intervento al Consiglio Comunale

LA DEMOCRAZIA COME CARICATURA

953 pagine, 42 file,  37 megabyte. Questa la mole di documentazione a corredo dei 12 (dodici) atti in approvazione nel prossimo consiglio comunale del 15 settembre. Documentazione piena zeppa di dati e di riferimenti normativi da studiare, analizzare e magari provare a migliorare, evitando gli errori marchiani che sono il marchio di fabbrica di questa Giunta Colonna. Il tutto in poco più di una decina di giorni, sabati e domeniche comprese.

Atti che comprendono provvedimenti cruciali quali il pasticcio universale della lottizzazione C2.3, il piano delle opere pubbliche per i prossimi tre anni, il piano degli acquisti di beni e servizi dei prossimi  due anni, il piano delle alienazioni degli immobili comunali e, dulcis in fundo, documenti strategici quali il Documento Unico di Programmazione (DUP) e il bilancio di previsione per i prossimi 3 anni.

Per provare a dare un’idea della totale assurdità della prossima seduta consiliare basti ricordare che all’atto dell’approvazione del bilancio, il nostro regolamento non prevede alcun limite di tempo agli interventi dei consiglieri. Perché la discussione su come procurarsi le risorse per amministrare il paese, e su come spenderle, è la più complessa e cruciale tra tutte le funzioni di un Consiglio comunale. Bene, l’approvazione del bilancio, che avrebbe meritato un consiglio interamente dedicato, verrà discussa come 12° punto, dopo 3 o 4 ore di discussione, e potrebbe richiederne ulteriori 3 o 4. Finirà che i vari provvedimenti verranno stancamente approvati con rituali alzate di mano della maggioranza per approvare le proposte della Giunta e per respingere le eventuali  proposte dell’opposizione, qualunque esse siano.

La funzione principale di un Consiglio comunale, quella della programmazione, ridotta a barzelletta. Ennesima evidenza plastica della inadeguatezza, prima ancora che dell’arroganza, di una maggioranza allo sbando. E utilizzando il più bieco dei ricatti: quello del “bene della comunità” secondo lo schema ormai proverbiale:

– lascio incancrenire i problemi ignorandoli per mesi o anni

– sinché la problematica diventa urgente e si approssima qualche scadenza non più dilazionabile

– viene approntata una “soluzione” qualsiasi dalla maggioranza e viene proposta un attimo prima alla minoranza, senza che questa abbia la minima possibilità di presentare proposte alternative e neanche di provare a migliorarla

– quindi si chiede la “responsabilità” e la collaborazione della minoranza votando a favore, anche di proposte scalcinate, “per il bene di Mola”.

Il copione è andato in scena con la stragrande maggioranza dei 12 punti ammassati nell’ordine del giorno del prossimo  consiglio  comunale. Tutti punti che potevano essere trattati nei mesi scorsi, quando si sono  fatte sedute consiliari con il contagocce, tanto più che diversi di questi provvedimenti erano pronti sin dallo scorso marzo. Ora si scopre che il bilancio (di cui abbiamo chiesto l’approvazione svariati mesi fa) deve essere assolutamente approvato prima delle elezioni regionali altrimenti gli uffici non fanno  in tempo ad espletare le procedure per l’assunzione di 6 nuovi dipendenti comunali.

Solito patetico tentativo di scaricare le colpe della maggioranza sull’oppposizione:  le incapacità organizzative e di pianificazione di questa maggioranza vengono scaricate sulla minoranza che prova ad opporsi ad un modo di amministrare inadeguato.

Restiamo sempre più convinti che, per il bene di Mola, questo sindaco riconosca la propria inadeguatezza e rassegni le dimissioni consentendo al paese di cambiare pagina. Cosa che il paese credeva di aver fatto con le scorse elezioni, tranne ritrovarsi amministrato dai precedenti imbonitori. E con gli stessi metodi vecchi dai “nuovi”.

*Consigliere comunale M5S

 

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